Si consolidano i risultati su scala nazionale per il South China-Torino Collaboration Lab, il Centro di Ricerca che il Politecnico di Torino ha stabilito con la South China University of Technology - SCUT, attraverso il quale l’Ateneo torinese ha dimostrato di muoversi agevolmente all’interno delle dinamiche del mercato cinese dell’architettura e del progetto urbano. Lo testimonia la vittoria del Politecnico e della SCUT nel concorso di architettura per la riqualificazione della Pearl River Piano Factory, una delle principali operazioni di trasformazione urbana della città di Guangzhou (Canton), in Cina.
Storico marchio locale che detiene il 12% della produzione globale di pianoforti, la Pearl River Piano ha iniziato infatti una fase di ricollocamento dei propri stabilimenti, destinando la vecchia sede a un grande Parco Creativo particolarmente incentrato sul tema della produzione musicale.
Il concorso si è inserito all’interno di un più ampio processo di rigenerazione urbana della capitale del Guangdong, protagonista negli ultimi trent’anni del miracolo economico cinese, ora impegnata ad interrogarsi sulla gestione di precedenti aree industriali e rurali in fase di dismissione.
In questo contesto, il contributo di Politecnico è da ricercarsi nelle molteplici esperienze acquisite nella delicata fase di transizione di Torino per una diversa vocazione dalla mera industria dell’autoveicolo: aspetto che è stato fortemente colto dai partner cinesi come insieme di best practices.
Per dimensioni e caratteristiche (secondo un’estensione di133 mila metri quadrati distribuiti su 7 piani e una lunghezza dell’impianto industriale di oltre 500 metri), la Pearl River Piano Factory è infatti un vero e proprio “Lingotto Cinese”: la trasformazione del celebre edificio industriale torinese è stata presa a riferimento dal punto di vista del metodo di intervento e della possibilità di creare una complessità urbana all’interno della fabbrica. Un atteggiamento progettuale che ha permesso di stabilire, a partire da saperi consolidati, un importante ponte culturale tra i due Paesi, riconoscendo nello scambio di strategie attente al patrimonio industriale il punto di partenza per elaborare soluzioni progettuali condivise.
Il team di ricerca è stato coordinato dai professori Michele Bonino, Mauro Berta e Sun Yimin; hanno collaborato al progetto Edoardo Bruno, Xiao Guo, Francesco Carota, Valeria Federighi, Filippo Fiandanese, Marta Mancini e Maria Paola Repellino.
Sin dai primi sopralluoghi del team di ricerca, la Pearl River Piano Factory ha dimostrato due eccezionali potenzialità a supporto della trasformazione: la prossimità ad un importante fiume e l’organizzazione dei fabbricati esistenti, la cui mole e disposizione longitudinale suggeriscono le ragioni produttive che custodiscono all’interno. Per questi motivi il progetto ha puntato a valorizzare entrambi gli aspetti attraverso un intervento che minimizzasse il proprio impatto sull’esistente, permettendo allo stesso tempo uno sfruttamento integrale dei suoi spazi interni.
La strategia adottata è stata quella di una strada pedonale sopraelevata che attraversa l’edificio in tutta la sua lunghezza, capace non solo di collegare con un'unica soluzione progettuale tutte le future funzioni interne del Parco (spaziando dall’industria musicale ad attività commerciali e ricreative), ma anche di gestire efficacemente i flussi dei visitatori grazie alla propria posizione baricentrica. In questo modo il piano terra è stato mantenuto libero, in piena continuità spaziale con gli spazi verdi che si affacciano sul fiume.
Il “taglio” di vetro ben leggibile sui fronti della fabbrica racchiude la strada pedonale e rappresenta non solo la risposta del team di progetto ad un futuro programma funzionale, ma un segno capace di integrarsi all’interno delle strutture esistenti, sottolineare il carattere industriale di impianti e ciminiere, e permettere una vista privilegiata del paesaggio urbano e naturale che circonda la fabbrica.
Alla competizione hanno partecipato i più importanti “Design Institutes” della Provincia del Guangdong, oltre al distaccamento della Tsinghua University presso Shenzhen e il China Construction Design Group Ltd. La Pearl River Piano Factory, come anche il Governo locale, attribuendo la vittoria al Politecnico di Torino e alla South China University of Technology hanno implicitamente accettato la sfida d’intendere la riqualificazione industriale come un processo che deve ripartire dalla valorizzazione delle risorse esistenti. Una sfida che la Cina del “New Normal” sta incorporando nelle proprie linee di sviluppo economico, e che il Politecnico si appresta ad accogliere insieme ai propri partner locali.