È ormai in dirittura di arrivo il progetto riguardante la conversione degli spazi della Oxygen Factory di Shougang in un centro di accoglienza per il pubblico delle Olimpiadi del 2022 - “The Olympic Experience”- frutto della collaborazione tra Politecnico e Tsinghua University per i XXIV Giochi Olimpici Invernali di Beijing 2022.
Il gruppo di ricerca della China Room del Politecnico, dopo più di sei mesi di lavoro che hanno visto il coinvolgimento del DAD coadiuvato dai dipartimenti DISEG e DENERG, la scorsa estate, grazie anche agli esempi di riqualificazione realizzati a Torino, ha ottenuto l’approvazione del progetto di trasformazione architettonica.
Un successo costruito grazie ad anni di collaborazione e di successi ottenuti con i partner cinesi: per citarne solo alcuni, il Joint-Studio tra Polito e Tsinghua sul recupero del grande complesso siderurgico di Shougang nel 2012, il successo alla Solar Decathlon China 2018 e della Pearl River Piano Factory di Guangzhou nel 2017, così come l’organizzazione del Padiglione Italia per la Shenzhen Design Week di quest’anno. Queste e molte altre sono state le occasioni che hanno permesso di cogliere ed interpretare al meglio l’intento di Pechino di andare oltre al proprio passato industriale, a supporto soprattutto della recente politica di riduzione dell’inquinamento.
Il progetto “The Olympic Experience” è stato presentato ufficialmente lo scorso 5 luglio e ora è entrato nella fase di ingegnerizzazione e di elaborazione dei dettagli costruttivi dell’edificio: a fianco del Design Institute della Tsinghua, il Politecnico ha un ruolo di consulente attivo nella definizione degli aspetti qualitativi dell’ingegneria strutturale e dei particolari architettonici.
L’inizio dei lavori di costruzione dell’edificio, previsto nel mese di aprile 2019, diventerà il campo di prova per strategie di recupero industriale basate su relazioni internazionali, e permetterà di dimostrare come la ricerca architettonica possa essere determinante all’interno delle procedure di grandi eventi sportivi come i giochi olimpici invernali.
“Questa esperienza – spiega Edoardo Bruno del Dipartimento di Architettura e Design, che sta seguendo il progetto con il ruolo di project architect - è stata un’occasione unica per monitorare a livello scientifico le pratiche attraverso cui si sviluppa la ricerca applicata. La creazione di diagrammi tra attori coinvolti nel progetto e il loro ruolo nella formazione del processo, la schedatura sistematica dei vari passaggi tra le diverse soluzioni proposte e i tempi di produzione, sono stati strumenti fondamentali per meglio comprendere le logiche produttive all’interno dei progetti pubblici cinesi. Un aspetto non secondario nel tessere relazioni con la burocrazia tecnica locale, alle cui aspettative il gruppo di lavoro ha risposto con 20 docenti coinvolti, 52 versioni di progetto per un archivio documentale di 365 tavole architettoniche, 2341 ore di lavoro di cui 300 di rendering digitale e 140 ore di revisione interna e a livello interdipartimentale”.