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In Ateneo

Tecnologie per il patrimonio culturale

18 Dicembre 2017

Il 2018 sarà l’anno internazionale del Patrimonio Culturale, : un settore che sta assumendo per il Politecnico di Torino un’importanza crescente in termini di progetti e iniziative di ricerca in ambito nazionale ed europeo. Proprio in questa direzione va la collaborazione con il Centro Conservazione e Restauro di Venaria (CCR), insieme al quale l’Ateneo ha organizzato il 13 dicembre scorso la giornata di studi un evento dal titolo: “Tecnologie, Strumenti e Tecniche di a supporto del Cultural Heritage”.

Il Politecnico possiede infatti infatti molteplici competenze nell’ambito del cosiddetto Cultural Heritage, da diversi punti di vista (artistico, architettonico, storico, culturale, paesaggistico, tecnologico, ingegneristico) e in diversi ambiti di ricerca. P: per citare solo alcuni settori, le nanotecnologie, la tecnologia digitale, le ICT, le indagini non distruttive stanno assumendo un ruolo sempre più determinante nella cura e tutela del patrimonio culturale.le nanotecnologie, la tecnologia digitale, le ICT, le indagini non distruttive.

È quindi essenziale mettere a sistema disposizione saperi, conoscenze, strumenti e azioni relative al Cultural Heritage presenti in Ateneo per pubblicizzarli all’esterno e per attirare nuove competenze all’interno. I; in questa direzione sarà creata al Politecnico di Torino una Piattaforma interdisciplinare virtuale sul Cultural Heritage, finalizzata a sistematizzare e valorizzare il patrimonio di conoscenze dell’ateneo Politecnico, in rete con i suoi partner, primo tra tutti il CentroConservazione e Restauro di Venaria, riconosciuto a livello internazionale come centro di eccellenza su queste tematiche.

In questi anni, infatti, il Il Centro ha sviluppato in questi anni un approccio interdisciplinare al tema della conservazione e del restauro dei beni culturali, coniugando la dotazione tecnologica e strumentale con iniziative di ricerca basate sullo scambio tra restauratori delle diverse aree e tipologie di materiale, storici dell’arte e professionalità scientifiche. Saranno presentati sia progetti di più ampio orizzonte, avviati anche con lo scopo di rispondere ai bisogni del contesto territoriale (per esempio le iniziative legate al patrimonio di arte e architettura contemporanea, al circuito delle Residenze Sabaude, agli spazi urbani), sia sperimentazioni nate da esigenze specifiche emerse nella pratica del restauro oppure dalla possibilità di applicare nuove tecniche di diagnostica.

Insieme al Centro Conservazione e Restauro di Venaria ed alla Città, il Politecnico è coinvolto nella organizzazione del prossimo incontro dell’IIC, International Institute for Conservation of Historic and Artistic Works che sarà ospitato il prossimo Settembre a Torino.

L’incontro del 13 dicembre ha preso avvio con un’impostazione molto apprezzata dagli stakeholders cittadini invitati (Carolyn Christov Bagariev, Direttore Museo di Rivoli e GAM; Enrica Pagella, Direttore Musei Reali di Torino; Marco Rossani, Registrar della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino e Luisa Papotti, Sprintendente Belle Arti e Paesaggio per il Comune e la Provincia di Torino), che hanno presentato  le loro esigenze. Queste sono essenzialmente concentrate intorno ai seguenti concetti chiave: sostenibilità, monitoraggio, preservazione, accessibilità  e innovazione.

Nello specifico, sono state citate alcune particolari necessità. Tra queste, la spesa per le utenze dei musei rappresenta ancora una parte molto alta del bilancio per cui è necessario trovare soluzioni sostenibili per il risparmio energetico (Pagella-Direttrice Musei Reali Torino) che si incrociano con le esigenze di tutela e preservazione del patrimonio, soprattutto laddove c’è una forte necessità di proteggere e curare le “carte” con strategie sostenibili (es. climatizzazione delle biblioteche). È poi necessario rivolgere sempre più attenzione al valore degli archivi e alle biblioteche in quanto i musei diventano futuri Centri di Studio  (Direttrice GAM-Museo Rivoli).

È evidente inoltre una richiesta di maggiore accessibilità al patrimonio culturale cercando di eliminare le barriere sia fisiche (es. scale), sia sviluppando nuove forme di fruizione di quel patrimonio storico così antico e vasto che le narrazioni didascaliche non possono far comprendere pienamente.  È proprio qui che può intervenire l’innovazione: le tecnologie ICT possono garantire, ad esempio,l’accesso alla memoria storica con un coinvolgimento sensoriale (pensiamo alla realtà virtuale che può riprodurre una sala da ballo in festa) offrendo esperienze che valorizzino il potenziale museale.

Far dialogare in modo partecipativo i vari “pezzi” che compongono il tessuto dei musei è inoltre un’esigenza importante, in quanto manca una piattaforma tecnica, una mappa, in grado di collegare i vari musei (es. conoscere gli impianti).

Laddove vi sono poi collezioni da preservare e  restaurare, come nel caso del Museo Egizio, viene in luce la necessità di conoscere meglio gli strumenti adottati per la protezione affinché si evitino guasti delle macchine cosi come di nuove tecniche di trasporto delle opere. Si richiede anche maggiore conoscenza dei pezzi che compongono le collezioni in quanto i materiali sono antichissimi.

Si è partiti con un incontro per presentare al territorio la ricchezza di attività condotte e aprire le portele porte alle esigenze degli stakeholder. Hanno partecipato come relatori Carolyn Christov Bagariev, Direttore Museo di Rivoli e GAM, Enrica Pagella, Direttore Musei Reali di Torino, Marco Rossani, Registrar della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino e Luisa Papotti, Sprintendente Belle Arti e Paesaggio per il Comune e la Provincia di Torino. Le necessità manifestate  dagli stakeholder si concentrano intorno ai seguenti concetti chiave: sostenibilità, monitoraggio, preservazione, accessibilità e innovazione.

Alla esigenze espresse dagli stakeholders sono seguite le presentazione  dei ricercatori di PoliTo e del Centro di Conservazione e Restauro raccolte intorno a quattro filoni principali: Sviluppo territoriale e patrimonio culturale; Materiali avanzati e tecnologie per la conservazione e il restauro; ICT per il patrimonio culturale; Sicurezza e gestione del rischio, impatto dei cambiamenti climatici, vulnerabilità e resilienza legata al patrimonio culturale.

L’evento ha riscosso un gran successo: più di 110 presenti all’incontro, oltre a 29 gruppi di ricerca del Politecnico e 20 del CCR che hanno presentato le proprie attività nel campo del patrimonio culturale. 

Al termine dei lavori, il Vice Rettore per la ricerca Stefano Corgnati -insieme con Elisa Rosso, Segretario Generale del Centro Conservazione e Restauro di Venaria e i direttori dei Dipartimenti DIST e DAD del Politecnico-  ha evidenziato tre possibili traiettorie di sviluppo:

  • integrare maggiormente il Cultural Heritage nei temi di ricerca dando avvio a nuovi modelli di ricerca sempre più multidisciplinari;
  • definire un catalogo di offerta concettualizzato intorno ad assi strategici di intervento riducendo la frammentazione del sapere; 
  • proporre le competenze e la ricerca condotta in modo proattivo intercettando i bisogni di chi opera nell’ambito del Cultural Heritage.

 

Il Vice Rettore per la Ricerca del Politecnico Stefano Corgnati ha spiegato così l’obiettivo di questa giornata: “L’Ateneo è attivo su molteplici filoni di ricerca applicata e trasferimento tecnologico a supporto delle diverse attività riguardanti l’ampio settore del Cultural Heritage: dai materiali innovativi alla digitalizzazione, dal controllo climatico a fini conservativi fini ai nuovi modelli gestionali. La grande sfida del Politecnico è oggi mettere a sistema tutti questi saperi, al fine di mettere a punto una offerta di conoscenza multidisciplinare ultime allo sviluppo del territorio”.

Il Direttore del DIST – Dipartimento interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio Patrizia Lombardi ha aggiunto: “Il patrimonio culturale, architettonico, ambientale e paesaggistico (CH) caratterizza il nostro Paese sia per quantità di beni di interesse storico, artistico, architettonico e culturale, rispetto al resto del Mondo, sia per qualità ed eccellenza riconosciuta a livello internazionale ed è sempre più riconosciuto volano e motore di sviluppo per i territori. Il CH costituisce altresì un vasto ambito di ricerca, di natura multidisciplinare e interdisciplinare, che coinvolge metodi scientifici differenti e specifici. Sono numerosi i colleghi che lavorano in questo ambito, da anni e con successo, non solo nel dipartimento che coordino ma in diversi dipartimenti dell’Ateneo. Crediamo quindi sia arrivato il momento di un confronto anche con l’esterno, al fine di sviluppare nuove e più ampie sinergie e collaborazioni, in una prospettiva territoriale”.

Paolo Mellano , Direttore del DAD - Dipartimento di Architettura e Design, ha commentato: “Sempre di più, in questi ultimi anni, si è andata affermando la necessità di lavorare sul patrimonio esistente, per recuperare i valori dell’identità culturale delle nostre città, dei nostri paesaggi. E la forza dell’identità sta proprio nelle radici culturali o antropiche, come insieme di caratteri particolari, che si trasmettono storicamente e tradizionalmente in luoghi specifici del nostro territorio. È necessario, oggi più che mai, cercare di coniugare, di volta in volta, caso per caso, le tecniche ed i materiali innovativi con i valori dei luoghi, della storia e delle tradizioni: penso sia questa la sfida da raccogliere per costruire i paesaggi del futuro. E una giornata come quella di oggi non può che contribuire a fare sistema per organizzare le proprie competenze e specificità e metterle a disposizione di chi opera sul territorio: è questo il nostro “trasferimento tecnologico”, ciò che l’Università può dare al territorio; un valore aggiunto non solo per la nostra comunità scientifica, ma per tutta la società”.

Elisa Rosso, Segretario Generale del Centro Conservazione e Restauro di Venaria, ha concluso: “Questa giornata ha un’importanza particolare perché alimenta il dialogo tra gli indirizzi della ricerca e della sperimentazione con le esigenze effettive provenienti dal territorio. La collaborazione tra il Centro Conservazione e Restauro e il Politecnico rafforzerà le competenze a servizio del cultural heritage e consentirà di sviluppare in sinergia nuovi materiali e nuove tecnologie, in entrambi i casi con una ricaduta significativa sulla qualità dei percorsi formativi universitari e sulla loro competitività”.

Questo incontro è stato solo il punto di partenza per una proficua collaborazione futura tra enti di diversa natura. Non a caso, il Politecnico -insieme al Centro Conservazione e Restauro di Venaria ed alla Città di Torino- organizzerà a settembre 2018 il prossimo incontro dell’IIC, International Institute for Conservation of Historic and Artistic Works che sarà ospitato proprio al Castello del Valentino.

Ciò sarà possibile in quanto l’ateneo da annisi occupa anche del settore del Cultural Heritage, da diversi punti di vista:

Al Politecnico di Torino,vi é una specifica linea strategica nella programmazione del Dipartimento interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio (DIST) è dedicata al Patrimonio culturale e paesaggistico, denominata HERILAND; l’ateneo partecipa al master UNESCO “World heritage and cultural projects for development”, sviluppato presso ITC-ILO di Nazioni Unite; ma esistono anche diverse altre iniziative a livello di Ateneo dedicate al tema. Tra queste:  ilvi è un gruppo di ricerca DIST-DAD su  Infrastructuring Cultural Heritage architectural network and georeferenced e-culture - I_CHange; il master UNESCO “World heritage and cultural projects for development”, sviluppato presso ITC-ILO di Nazioni Unite; esistono due il centro centri interdipartimentale interdipartimentali (R3 - Risk Resilience and Responsible ed il Centro FULL-Future Urban Legacy Lab). Sono numerosi, inoltre, i laboratori e i progetti dedicati a restauro e patrimonio culturale, così come le iniziative di formazione, prima tra tutte la Scuola di specializzazione in beni architettonici e del paesaggio a cui è collegata la cattedra UNESCO su ”Nuovi paradigmi e strumenti per la gestione del paesaggio bioculturale”.

InoltreIn più, al Dipartimento di Architettura e Design (DAD), oltre ad afferire tutta l’offerta formativa nel campo dell’Architettura (classi di laurea L-17 e LM-4, in particolare la Laurea Magistrale in Architettura per il Restauro e Valorizzazione del Patrimonio), fanno capo i Laboratori di “Diagnostica non distruttiva”, di “Geomatica per i Beni Culturali” e di “Rilievo e documentazione”, la cui attività principale è focalizzata proprio nel campo del restauro, valorizzazione e gestione del Patrimonio Culturale