In 170 anni di storia nessun equipaggio italiano ha mai conquistato l’America’s Cup di vela, la Coppa America che in questi giorni sta vivendo in Nuova Zelanda alla sua 36^ edizione. In acqua Luna Rossa, la barca italiana associata al Circolo della Vela Sicilia, sfida i detentori di Team New Zealand: si tratta del terzo tentativo del nostro paese di vincere il trofeo velico più importante del mondo.
Di questo sogno italiano e di cosa c’è dietro la tecnologia che muove le barche della Coppa America ci hanno parlato i ragazzi e le ragazze del Polito Sailing Team, il gruppo studentesco del Politecnico che svolge attività di progettazione, realizzazione e conduzione di prototipi di SKIFF (Sail Keeping It Fast and Flat), piccole imbarcazioni di classe R3, con scafo di dimensioni ridotte e vele ampie. Il Sailing Team si è impegnato fin dalla sua nascita nello sviluppo di soluzioni innovative per assicurarsi ottime prestazioni nelle competizioni e per applicare una serie di competenze che i suoi membri del team apprendono durante le ore di lezione e laboratorio in Ateneo.
Con le dovute proporzioni, i progetti del Sailing Team vanno nella stessa direzione di quelli alla base delle grandi imbarcazioni della Coppa America, gli AC75 che sembrano letteralmente volare sul pelo dell’acqua grazie ai foil, le “ali” progettate per fendere l’aria e sollevare le tonnellate di carbonio degli scafi. “Grazie alla sua forma, il foil permette di deviare il flusso d’acqua in cui è immerso verso il basso e, per il principio di azione e reazione, l’acqua spinge a sua volta la barca verso l’alto – spiega Matteo Mastorakis, studente di Ingegneria Aerospaziale e Project Manager del team – La difficoltà sta nel mantenere stabile la barca. Si tratta dello stesso principio alla base del volo degli aerei. E sta dietro anche alla linea di progettazione che abbiamo intrapreso.”
“Abbiamo progettato Glaros, uno scafo sulla falsa riga del “69F” – racconta Emanuela Chiaves, studente di Ingegneria Gestionale e manager del Sailing Team – facenti parte della flotta della ditta specializzata Persico Marine, che ha prodotto gli scafi e i foil di Luna Rossa, proprio sulla tendenza verso cui si sta indirizzando l’innovazione nel mondo della vela. Anche i team di Coppa America, prima di costruire le versioni definitive delle loro barche, hanno usato varie tipologie di imbarcazioni ‘volanti’ per gli allenamenti e i test. Diversi attuali velisti imbarcati nella Coppa America si allenano e competono anche con i Moth, altra barca che stiamo costruendo”.
Le imbarcazioni di classe IACC (International America's Cup Class) sono le “Formula 1” del mare e prevedono investimenti in ricerca e sviluppo per milioni di euro, posizionandosi al vertice delle competizioni veliche. Per un gruppo come quello del Sailing Team guardare a esempi così innovativi è fonte di ispirazione. “Fino a non molto tempo fa l’utilizzo estremo dei foil, come sta avvenendo adesso in Coppa America, era visto come un allontanamento rispetto alla vela tradizionale – prosegue Chiaves – Ma l’innovazione funziona così: prevede dei passaggi che all’inizio risultano nuovi, complessi ma che poi, con il perfezionamento della tecnologia in gioco, entrano nella consuetudine”.
La distanza dalla tradizione e dalla pratica comune di questo sport si misura negli investimenti enormi fatti dai grandi team internazionali, che possono attingere a risorse enormi, confrontandosi per ora raramente con il tema della sostenibilità. “Le barche di Coppa America non hanno tra le priorità quella di rendere sostenibili i mezzi da competizione – dice Thomas Grusovin, anche lui studente di Ingegneria Gestionale e responsabile dei velisti del team – Parliamo di scafi interamente in carbonio, con poco spazio per il riutilizzo. Anche a livello di trasporti non è facile rendere sostenibile la Coppa America, con tutti gli spostamenti intercontinentali che ci sono, ma forse in futuro si faranno dei passi in avanti”.
Per il Sailing Team invece “sostenibilità” è la parola d’ordine per poter partecipare alle competizioni veliche. La “SuMoth Challenge” e la “1001 VelaCup” sono gare che prevedono criteri di iscrizione con vincoli stringenti per le imbarcazioni, incentivando così la ricerca dei materiali applicati nella nautica e il riutilizzo di scarti di produzione o di attrezzature dismesse. In particolare la “1001 VelaCup” - nella quale il Sailing Team ha trionfato nel 2019 a Mondello (Palermo), casa del Circolo della Vela Sicilia che anima Luna Rossa – spinge molto sulla ricerca di materiali alternativi nella costruzione degli scafi, come per esempio quelli di origine vegetale (il Sailing Team utilizza la fibra di lino e quella di basalto). Il team partecipa a competizioni sportive, ma anche di progettazione: sta infatti lavorando a un articolo scientifico per “Best Idea 2021” sul riutilizzo delle fibre degli scafi a fine vita e sullo smaltimento delle resine utilizzate nella produzione.
Oltre all’idea del foil, un’altra cosa che Luna Rossa e il Sailing Team hanno in comune è lo spirito di squadra, essenziale per governare bene la barca. “Il vero esempio che abbiamo tratto dalla Coppa America – aggiunge Grusovin – sono le modalità di allenamento degli equipaggi e la sensibilità che impiegano nel regolare e mantenere efficiente il mezzo”. Il Team, ad oggi, coinvolge un’ottantina di studenti provenienti dai corsi di studio di Ingegneria, Architettura e Design e dà loro la possibilità da un lato di mettere in pratica le conoscenze tecniche acquisite attraverso le ore di didattica, dall’altra di sviluppare le cosiddette soft skills. Il gruppo è suddiviso in otto aree specializzate, ognuna coordinata da un referente. “Quello che colpisce degli equipaggi di Coppa America è la grande capacità di lavorare insieme – conclude Chiaves - di sincronizzare anche i minimi movimenti per ottimizzare le prestazioni. All’interno di un team, a ogni livello, dalla progettazione alla conduzione del mezzo, è fondamentale la cooperazione e il lavoro di squadra. Questo si traduce per esempio nel coinvolgere i velisti già nelle prime fasi di concepimento delle imbarcazioni, proprio come ha fatto Luna Rossa.”