Cosa ne direste se la vostra stanza fosse in grado di cambiare aspetto in base al vostro umore? Oppure: vi piacerebbe poter partire per qualche giorno senza dover chiedere ad amici e parenti di prendersi cura delle vostre piante?
La tecnologia capace di adattare gli spazi in cui viviamo alle nostre necessità ha un nome: Ambient Intelligence, ovvero ambienti resi “intelligenti” grazie alla capacità dei dispositivi presenti in essi di reagire alla presenza delle persone al loro interno e di rispondervi in maniera adeguata. L’elevato grado di sofisticatezza con cui sono progettati hardware e software di questi dispositivi e la possibilità di connetterli fra loro fa sì che ambienti interi (edifici, case, città) acquistino capacità finora di appannaggio esclusivo del cervello umano: i sensori contenuti all’interno di questi oggetti consentono di registrare un enorme flusso di dati e di utilizzarli per ottenere un ambiente più sicuro, user-friendly e con un elevato grado di comfort.
“Ambient Intelligence Student Showcase 2016”, organizzato dal Dipartimento di Automatica e Informatica insieme a TreataBit (programma di supporto per startup digitali dell’Incubatore di imprese innovative del Politecnico I3P, ) e con il supporto di aziende quali Alyt, Consoft, Reply, Reti e Nital, è stata l’occasione per presentare soluzioni innovative proposte in questo settore dagli studenti del Politecnico di Torino. Sono stati 70, infatti, i ragazzi e le ragazze che hanno preso parte al corso di Ambient Intelligence, giunto oggi alla terza edizione, tenuto dal professor Fulvio Corno e dagli ingegneri Luigi De Russis e Teodoro Montanaro. I futuri ingegneri hanno imparato come progettare (dall’ideazione alla realizzazione) sistemi di intelligenza ambientale, integrando quindi tecnologie di sviluppo software (server, web, desktop, mobile), dispositivi Internet of Things (IoT) , come dispositivi domotici, beacon, smartwatch, sensori, luci, e nodi di elaborazione basati su piattaforme Raspberry Pi e Arduino.
Gli ambienti utilizzati dai ragazzi per i loro prototipi? Quelli che conoscono meglio: le loro stanze, le strade percorse ogni giorno, le aule, i bar, le biblioteche e i cortili del Politecnico e della città. Perché è proprio dalle esigenze vissute ogni giorno che nascono idee per rendere l’ambiente più intelligente. Ad esempio, per andare incontro a chi, spesso cerca una stanza tranquilla in cui rilassarsi o studiare nasce RoompathY, un ambiente in grado di adattarsi alle emozioni di chi lo vive, raccogliendo informazioni quali il battito cardiaco e creando un profilo psicologico del proprio utilizzatore ponendo qualche semplice domanda attraverso un’applicazione web. Per chi fatica ad uscire di casa anche solo per andare a lavoro, perché soffre di fastidiose allergie primaverili o di asma, c’è invece Free To Breathe, un sistema interattivo che permette di analizzare l’ambiente e i suoi parametri per adattarli alla propria salute al fine di rilevare la presenza di sostanze allergeniche ed eliminarle rapidamente. La Ambient Intelligence può contribuire a realizzare veri e propri dispositivi salva-vita, come Angee, che avverte i genitori se il loro bambino ha assunto nella culla posizioni pericolose, oppure può servire a semplificare le nostre vite: ad esempio, chi ha il pollice verde ma è troppo impegnato potrà contare su DigiGarden, in grado di supervisionare le piante e gestirle quando il proprietario non può o non è a casa, oppure i proprietari di animali domestici potranno contare sul monitoraggio delle loro condizioni e delle loro esigenze offerto da Pet Care.