“La Valle dei Re nasconde una decina di tombe ancora inviolate. Con l’aiuto del Politecnico, contiamo di fare grandi passi avanti nella mappatura e nell’analisi dell’intera Valle, in modo da aprire la strada a nuove scoperte”. È ottimista Ahmed Ellaithy, direttore del Mallawi Museum di El Minia, distrutto nel 2013 durante le proteste della Primavera araba e riaperto lo scorso settembre grazie anche al sostegno italiano, intervenuto ieri al Politecnico per il seminario: “Archaeological Excavation in the Valley of the Kings, Luxor, Egypt”.
L’Ateneo, infatti, è impegnato in un progetto italo-egiziano di mappatura della Valle dei Re, vicino a Luxor, che ha portato nelle scorse settimane in Egitto otto italiani, tra ricercatori del Politecnico, dell`Università e della Geostudi Aster di Livorno. Ottenute le autorizzazioni da parte del Governo egiziano, che è partner dell’iniziativa di ricerca, i ricercatori torneranno a Luxor per completare la mappatura in 3D del sottosuolo grazie all’impiego combinato di tre metodologie: tomografica, magnetometrica e attraverso il georadar.
“L’impiego di queste nuove tecniche, che negli anni si sono evolute e che non sono mai state utilizzate in modo combinato nella Valle dei Re, permetterà di definire l’esistente sotto la superficie del deserto, determinando se si tratti di manufatti umani o vuoti naturali e fornendone le dimensioni, in modo da dare indicazioni piuttosto precise per quello che riguarda le campagne di scavo da intraprendere”, spiega Francesco Porcelli, docente di Fisica del Politecnico e responsabile del progetto, già consigliere scientifico dell`ambasciata italiana in Egitto.
La tecnologia al servizio dell’archeologia, quindi, dovrebbe garantire le migliori probabilità di successo, evitando di impiegare tempo de denaro in scavi che si potrebbero rivelare poco interessanti alla prova dei fatti, svelando, come già successo in passato, magari solo pozzi o camere per gli operai.
I ricercatori del Politecnico – il progetto coinvolge i Dipartimenti di Scienza applicata e Tecnologia e di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture – torneranno in Egitto a fine mese. Riusciranno a mettere la parola fine a una delle questioni più affascinanti dell’egittologia moderna e cioè alla presenza della tomba della bellissima regina Nefertiti, sposa reale del faraone Akhenaton (XIV secolo a.C.) proprio nella Valle dei Re, come ipotizzato nel 2015 dall’archeologo Nicholas Reeves? “Troppo presto per dirlo e, comunque, l’obiettivo del progetto è più ampio ed è quello di giungere a una conoscenza più precisa dell’intera area”, concordano Ellaithy e Porcelli. Ma la soluzione del mistero sembra ora un po’ più vicina.