Svelato il mistero tra leggende e ipotesi: non è stata trovata la “camera segreta” di Nefertiti all’interno Tomba di Tutankhamun nella Valle dei Re a Luxor. Una ricerca nata per vagliare la tesi dell’egittologo britannico, Nicholas Reeves, per cui, dietro i dipinti murali della parete nord ed ovest della camera mortuaria del faraone, potesse celarsi una parte più ampia appartenente forse alla famosa Regina. Già in precedenza c’erano stati tentativi di sciogliere la questione, ma i risultati erano stati contraddittori, non riuscendo stabilire l’esistenza della camera per imprecisioni e contraddizioni dei dati raccolti.
E proprio per risolvere le difficoltà incontrate dalle due indagini precedenti, sono stati utilizzati tre diversi sistemi di georadar di ultima generazione con i quali sono stati sono state scandagliate le pareti: nessuna discontinuità che possa corrispondere a porte, vani e vuoti è stata riscontrata.
Il caso è dunque chiuso: una risposta che si può ritenere sicura al 99%, secondo il professor Franco Porcelli, coordinatore del gruppo di ricerca che fa capo al Politecnico di Torino.
“Il messaggio che dobbiamo trasmettere non è di delusione, ma alquanto positivo per il valore del progetto e delle ricerche che abbiamo condotto. Un segnale forte: la Geofisica applicata all’Egittologia può dare un apporto importante. Questo progetto è un passo in avanti verso la promozione di un approccio multidisciplinare, che metta insieme comunità scientifiche diverse: non soltanto geofisici e archeologi, ma anche geologi e geomatici. Questo è il risultato che conta. Potrebbe essere l’inizio di una nuova era per l’Egittologia nel terzo millennio.”
Un risultato che si è raggiunto grazie al lavoro sinergico di un team di esperti di assoluto prestigio appartenenti a due dipartimenti del Politecnico di Torino (il Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia ed il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture), in collaborazione con personale dell’Università di Torino (Dipartimento di Scienze della Terra) e di due aziende private, la 3DGeoimaging di Torino e la Geostudi Astier di Livorno. Ha partecipato alla ricerca anche, nel ruolo di consulenza egittologica, il Centro Archeologico Italiano al Cairo. Il progetto si è avvalso inoltre della collaborazione di esperti del Ministero Egiziano delle Antichità sotto la guida dell’ex-Ministro Mamdouh Eldamaty. Il progetto di ricerca, supportato dal Politecnico di Torino, è sponsorizzato da Fondazione Novara Sviluppo, Geostudi Astier e National Geographic.
FOTO: Kenneth Garrett - National Geographic