“Per dirla con l’economista Nicholas Taleb, il Covid-19 è stato il Cigno Nero del nostro tempo: uno spartiacque, una “tempesta perfetta”, dopo la quale nulla sarà più come prima. Come Politecnico abbiamo dovuto trovare delle risposte a questa crisi, ci siamo presi dei rischi per mettere in atto il nostro piano B. E abbiamo trovato questa risposta nell’antifragilità”. Anticipa così i temi attorno ai quali si svilupperà la sua relazione inaugurale di domani il Rettore Guido Saracco, che aprirà la cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Accademico 2021/2022 del Politecnico di Torino con un intervento dal titolo “Puntare in alto con più ambizione di prima. La lezione della pandemia”.
Un’Inaugurazione che inevitabilmente ruoterà attorno a cosa hanno rappresentato questi ultimi mesi e a cosa ci aspetta per il futuro, temi approfonditi con la Lectio Magistralis “La sottile linea rossa: scienza e ricerca ai tempi del Covid-19” del professor Alessandro Vespignani della Northeastern University di Boston; Vespignani, la cui attività di ricerca si è concentrata sulla modellizzazione computazionale basata sui dati di fenomeni epidemici e di diffusione e sullo studio dei fattori biologici, reti sociali e tecnologiche, propone un approccio che parte dai dati che produciamo quotidianamente per delineare gli scenari futuri e guidare azioni, come quelle politiche, oggetto invece dell’intervento conclusivo della cerimonia, quello del Capo di Gabinetto del Ministro per l'Innovazione tecnologica e la Transizione digitale Stefano Firpo.
“Non possiamo negare che la pandemia ha cambiato profondamente il nostro mondo e questo cambiamento è quanto mai imprescindibile per l’università. Il nostro Politecnico ha ripreso con forte emozione le sue attività in presenza, ma siamo cambiati, non possiamo pensare di riproporre le vecchie logiche”, ha spiegato il Rettore Saracco in apertura della conferenza stampa nel corso della quale ha presentato ai giornalisti i temi chiave dell’Inaugurazione.
“L’Ateneo, infatti, dopo aver dato una risposta immediata alle esigenze degli studenti con efficaci soluzioni per la didattica a distanza, fin dall’inizio della pandemia si è messo al servizio del territorio e del Paese con la sua ricerca, che ha prodotto una serie di protocolli, tecnologie, norme e buone pratiche per aiutare a rispondere all’emergenza”.
È necessario, però, evitare di tornare a ragionare come in epoca pre-Covid. Sono quindi due i punti cardine di rinnovamento su cui il Politecnico vuole puntare, nelle sue principali missioni: la didattica e la ricerca e innovazione. “Per quanto riguarda la formazione, gli esperti parlano di coltivare le “opzionalità asimmetriche”. La consapevolezza della complessità del mondo di oggi ci ha portato a rafforzare i propositi di rivoluzione della nostra offerta formativa nei contenuti (ad esempio le scienze dell’uomo e della società nella formazione degli ingegneri e il progetto “Grandi Sfide”) e nelle modalità di erogazione, come il nostro Teaching and Language Laboratory. Educare al cambiamento e all’apprendimento continuo è oramai un obiettivo strategico. Oggi è impensabile fossilizzare gli stessi percorsi formativi per anni. Il rischio è addirittura che, usciti dall’Università e formati per un determinato lavoro, quel lavoro possa addirittura in qualche caso non esistere più. Ecco allora che il nostro Ateneo si sta sempre più aprendo alla interdisciplinarità, con percorsi di doppia laurea magistrale nelle discipline chiave dei processi di transizione in corso (energetica, ecologica, digitale, infrastrutturale, ecc.), con addendum formativi (micro-credentials) post lauream. Tutto questo è portato avanti anche realizzando strette alleanze nella formazione continua con il mondo delle imprese e gli ordini professionali per co-progettare in qualità quegli imprescindibili contenuti di formazione continua per l’aggiornamento delle competenze. In questo sfruttiamo appieno i primi segnali di flessibilizzazione normativa dei nostri ordinamenti didattici in corso”.
Sempre nell’ambito di una didattica volta ad adeguarsi alle necessità del cambiamento, il Politecnico ha potenziato anche l’attività dei team di studenti che, parallelamente agli impegni di studio, portano avanti progetti dall’idea alla prototipazione, accrescendo le proprie competenze culturali, tecniche e manageriali, in un contesto che promuove l’aggregazione e lo scambio tra persone. Modalità ulteriore di approccio didattico innovativo sono le ‘challenge’: proposte da imprese, enti territoriali o dagli stessi studenti, si tratta di sfide di innovazione che vedono gruppi interdisciplinari cimentarsi con un progetto per la nascita di un prodotto, un servizio innovativo, un’impresa. “Il passaggio da modalità di lavoro o studio più tradizionali “command&control” (almeno da un punto di vista storico) a modalità orientate alla condivisione e collaborazione richiedono tempo e consapevolezza ma sono una strada obbligata per progredire ed essere al contempo antifragili.”
“Siamo convinti che questa rivoluzione didattica possa diventare un vero moltiplicatore delle start-up che nasceranno e si radicheranno nel nostro territorio”, prosegue Saracco: “Ma non basta. Occorre fare maggiormente sistema. È auspicabile che i tre incubatori universitari piemontesi stringano saldi rapporti di cooperazione per meglio sostenere quei progetti di innovazione che nascono dalla integrazione delle competenze coltivate dai diversi atenei. Occorrerebbe anzi fare sistema anche con gli hub di open-innovation promossi da un numero crescente di grandi imprese e collocare le start-up secondo aree di sviluppo tematiche. Si tratta di dare sostanza e accelerare l’innovazione nei “poli” che stiamo sviluppando con l’Università degli Studi e i principali attori sociali (Fondazioni, Associazioni, Enti per la formazione, Enti governativi, e altri): a Mirafiori il centro su Manifattura 4.0 e Mobilità sostenibile, in Corso Marche la Cittadella dell’aerospazio, al Lingotto il Parco della Salute e dell’Innovazione, a Grugliasco la Città della Scienza, all’Environment Park il Parco della Transizione Ecologica”.
La strada, dunque, è tracciata: “Il nostro obiettivo sarà di ricombinare i saperi per innovare e radicare talenti e in questo modo contribuire ad arricchire culturalmente, economicamente e civilmente Torino grazie al contributo di giovani che, venuti in città per studiare, avranno deciso di restare per viverci. In altre parole, saremo riusciti a passare dalla Torino città tappa, ovvero, città che offre esperienze di vita importanti ma temporanee, a una Torino città piattaforma, città che aiuta a costruire e a realizzarsi”.
Per perseguire questi obiettivi, l’Ateneo punta anche a rinnovare la propria gestione amministrativa. In particolare, da ottobre scorso è alla guida del Politecnico come nuovo Direttore Generale il dottor Vincenzo Tedesco, che ha presentato ai giornalisti la sua visione organizzativa, anticipando alcuni aspetti del suo intervento di domani nel corso dell’Inaugurazione: “Una buona organizzazione dei servizi diviene un fondamentale fattore di competizione, specie in un periodo di risorse scarse e di forte concorrenza e nel quadro delle azioni connesse al PNRR, ed è possibile solo impostando l’azione del nostro Politecnico sulla qualità e sul confronto. La cultura del ‘fare insieme’, dentro e fuori dall’Ateneo, è quindi quanto proponiamo per competere e per vincere”.