Le collezioni storiche del Politecnico si potranno ammirare e consultare online grazie al nuovo sito internet del patrimonio archivistico e storico-scientifico, presentato oggi nella Biblioteca Centrale di Ingegneria dell'Ateneo.
Sono fruibili oltre 18mila schede di descrizione, 6262 immagini e 1890 descrizioni di entità (nomi, luoghi): ciò costituisce solo una quota parte di quanto già catalogato a sistema e presto consultabile interamente, ovvero 30.000 schede descrittive, 11358 immagini e 7299 entità. Ma è ancora presente, come per la porzione sommersa di un iceberg, una quota parte di patrimonio conservata presso le strutture anche Dipartimentali non ancora catalogata: si tratta quindi di un’attività corale e work-in-progress.
Il patrimonio storico descritto è consultabile attraverso un nuovo portale che mette in relazione le fonti archivistiche - fotografie corrispondenza, progetti, verbali e fascicoli - con le collezioni materiali: strumentazione scientifica, macchinari e modelli in scala. Il portale consente nel back-end di catalogare e descrivere il patrimonio ed è quindi un essenziale strumento di lavoro, nel front-end rende fruibili al pubblico di studiosi e appassionati la storia e le storie che le fonti archivistiche e storico-scientifiche raccontano con la possibilità di essere interconnesse tra loro, con le schede descrittive dei protagonisti o tramite il richiamo a fonti documentarie esterne al Politecnico.
Da un lato la messa on-line del sito è il punto di partenza per far conoscere, in un percorso di visita virtuale il patrimonio storico dell’Ateneo, la sua ricchezza, la sua eterogeneità, la sua importanza per ricostruire anche la storia di tutto il territorio in cui il Politecnico si è sviluppato, per dar voce ai suoi protagonisti, ad una comunità accademica fin dalle sue origini internazionale. Dall'altro si tratta anche del punto di arrivo di un lungo percorso sul sentiero della cosiddetta “Terza missione” di Ateneo, quella che riguarda la cultura e la comunicazione, parte integrante di "PoliTO4Impact", il Piano Strategico del Politecnico, come ricorda il professor Juan Carlos De Martin, Delegato del Rettore per la Cultura e la Comunicazione: “Rendere fruibile il patrimonio storico di questa Università fa parte della nostra missione e non è qualcosa di estraneo alla nostra identità. Portare al pubblico la cultura politecnica rappresenta un’operazione di grande valore divulgativo e un obiettivo raggiunto”.
L’attenzione alle fonti archivistiche e alcune delle caratteristiche fondanti di questo progetto hanno radici molto lontane nel tempo e nascono dalla consapevolezza, a seguito di alcune scelte organizzative che fin dal 2004 danno impulso alle attività di censimento, riordino e conservazione degli Archivi, di dover utilizzare uno strumento condiviso per descrivere, conservare e rendere fruibili le fonti documentarie. La costituzione nel 2012 dell’Area Bibliotecaria e Museale, nella quale diventano sinergiche le azioni di promozione, gestione e valorizzazione dei patrimoni bibliografico e storico-scientifico, trova riscontro nella volontà di gestire con modalità coordinate tutti i patrimoni storici che l’Ateneo conserva: le fonti archivistiche, bibliografiche e storico-scientifiche. Nel 2016 viene avviata la collaborazione con Promemoria Group per adattare il prodotto open-source “Collective access” - che gestisce il sito - e implementare le fasi attuative della definizione del portale di Ateneo.
L’Archivio conserva la documentazione prodotta e ricevuta dal Politecnico fin dal 1859, oltre ad alcuni importanti fondi archivistici acquisiti nel tempo, frutto di donazioni o dell’attività didattica e di ricerca. Le collezioni scientifiche, molto ricche ed eterogenee, raccontano attraverso l’evoluzione delle diverse discipline che hanno animato e animano le attività di ricerca e didattica del Politecnico. Questi oggetti raccontano l’istituzione accademica, ma anche il territorio che la ospita.
“Il completamento di questo lavoro è l’avverarsi di un sogno per chi ha collaborato a catalogarne e conservarne con cura gli elementi - commenta Nicoletta Fiorio Plà, Responsabile dell’Area Bibliotecaria e Museale - Si tratta di un progetto che affonda le radici nel passato e si propone come risorsa per il presente, dal momento che realizza una parte del Piano Strategico, e per il futuro, anche perché c’è ancora tanto lavoro da fare”.
Per il momento sul sito si possono consultare due grandi “famiglie” di oggetti storici: le collezioni scientifiche costituite dai modelli didattici di meccanica, dalla collezione di informatica, dalla collezione del DISEG di modelli di costruzioni voluti per scopi didattici da Giovanni Curioni e dalla collezione di cinematismi del DIMEAS. Poi ci son le collezioni archivistiche, provenienti dalla Biblioteca Centrale di Ingegneria (un ricco fondo fotografico), dalla biblioteca “Roberto Gabetti” (22 fondi archivistici), dal Laboratorio di Storia e Beni culturali del DIST (16 fondi archivistici), dalla preziosa Architeca del Laboratorio Multimediale del DAD e dall’Archivio Storico istituzionale.
Gli oggetti descritti sono molto eterogenei e pongono problemi di conservazione e fruizioni molto differenti tra loro anche per via della loro materialità: carte e progetti da preservare dalla loro stessa obsolescenza, strumentazione scientifica e modelli didattici estremamente fragili insieme a prototipi e motori rari e di grandi dimensioni.
“Questa iniziativa incarna l’essenza stessa del Politecnico. I pezzi raccolti sul nuovo sito rappresentano molto di più di semplici carte o macchine: sono oggetti che raccontano la Storia e le storie delle persone che li hanno progettati, costruiti, utilizzati - spiega il professor Sergio Pace, Referente del Rettore per i Servizi Bibliotecari, Archivistici e Museali - Si tratta di testimonianze della cultura materiale del territorio, contenuti che non si trovano solitamente in un archivio. Una collezione come questa deve raccontare il passato ma parlare al presente: il tempo muove e scolpisce gli archivi a suo piacimento. Questo ci pone degli interrogativi anche per il futuro della conservazione del patrimonio, ormai quasi interamente digitale”.