Mercoledì 2 ottobre, a pochi giorni dal Global Climate Strike di venerdì 27 settembre e dall’uscita del nuovo rapporto dell’IPCC sugli oceani e la criosfera, si è tenuto presso l’Energy Center del Politecnico di Torino il seminario del professor Peter Wadhams, appena giunto al Politecnico in qualità di Visiting Professor. Il seminario è stato promosso dal Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture (DIATI) del Politecnico, Dipartimento che ha ottenuto la qualifica di “Dipartimento di Eccellenza” del MIUR con un progetto quinquennale sui cambiamenti climatici.
Nella convinzione che l’ingegneria possa dare un importante contributo all’individuazione di soluzioni concrete per l’adattamento al cambiamento climatico e per la sua mitigazione, il seminario è stato anche l’occasione per inaugurare il nuovo indirizzo “Climate change” della Laurea Magistrale in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio del Politecnico di Torino, che ha preso avvio ufficialmente il 30 settembre, unico corso in Europa dedicato ai cambiamenti climatici in chiave tecnico-ingegneristica.
Il professor Wadhams è uno dei massimi esperti a livello mondiale di ghiaccio marino e oceani polari. Ha diretto lo Scott Polar Research Institute di Cambridge ed è stato docente di Fisica degli oceani e a capo del Polar Oceans Physics Group nel Dipartimento di Matematica applicata e Fisica teorica dell’Università di Cambridge, dove è tuttora professore emerito. Ha condotto oltre cinquanta spedizioni polari di ricerca, di cui numerose in sottomarino al Polo Nord, potendo osservare e analizzare per oltre trent’anni i mutamenti dei ghiacci artici dovuti al riscaldamento globale.
“Mi sono occupato di studiare i ghiacci artici fin dagli anni ’70” racconta durante il suo intervento all’Energy Center, “e in questo lasso di tempo la copertura di ghiaccio si è ritirata così tanto che il suo volume in estate oggi è pari solo a un quarto del volume che possedeva negli anni ’70. Anche la composizione si è modificata e attualmente la quasi totalità del ghiaccio è di recentissima formazione. Le conseguenze di questa riduzione sono enormi per il clima del pianeta nel suo complesso. La perdita di superficie ghiacciata bianca dà luogo a una riduzione della frazione di radiazione solare ad onda corta che viene riflessa nello spazio – fenomeno che causa una accelerazione del riscaldamento globale. L’aria di mare aperto in estate si riscalda, e ciò fa sì che nelle acque poco profonde il permafrost che ricopre i fondali marini si scongeli, producendo il rilascio in atmosfera di grandi quantità di metano contenute nei sedimenti sottostanti. Il pericolo è che questo fenomeno conduca a un enorme rilascio di metano contribuendo ulteriormente al riscaldamento globale. L’area tiepida che ora permea l’Artico si muove sulla superficie ghiacciata della Groenlandia, causando un aumento della fusione e un maggiore tasso di aumento del livello globale dei mari, con terribili conseguenze per le città e le comunità costiere. Inoltre, l’Artico più caldo modifica il corso delle jet stream, portando a eventi metereologici estremi che sconvolgono la produzione agricola alle medie latitudini, riducendo la disponibilità di cibo in un momento storico in cui la popolazione sta crescendo rapidamente.”
“Questi sono scenari disastrosi. Cosa possiamo fare per superarli, e per affrontare il riscaldamento globale in generale?” si chiede quindi il prof. Wadhams nella seconda parte del suo intervento. Egli afferma che la riduzione delle emissioni di anidride carbonica è essenziale, ma non sufficiente da sola per riportarci al clima stabile del passato. L’unico modo è quindi quello di rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera con approcci tecnologici mediante la raccolta della CO2 ed il suo stoccaggio.Durante l’intervento sono stati presentati alcuni metodi in fase di sviluppo, inclusa la conversione di CO2 in calcare artificiale per l’uso nella produzione di cemento, e il confinamento in caverne profonde in Islanda.
“Tutte le cose sono collegate” ricorda il Professor Wadhams citando il Capo Seattle dei nativi d’America. “Qualunque cosa accade alla Terra accade ai figli della Terra”. Da questa convinzione è nato - accanto alle attività di ricerca scientifica – il forte impegno per la sensibilizzazione del grande pubblico sul tema del cambiamento climatico, per esempio con la pubblicazione del libro “Addio ai ghiacci”, pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri nel 2018, econ la recente partecipazione nel documentario "Ice on fire" prodotto da Leonardo Di Caprio e dedicato alle possibili soluzioni per fronteggiare i cambiamenti climatici.