A 100 anni dalla Grande Guerra, il Politecnico di Torino ha celebrato i suoi caduti con la Cerimonia di chiusura delle commemorazioni cittadine al Castello del Valentino: “Per diventare Rettore ho studiato approfonditamente la storia di questo Ateneo e delle sue diverse anime. Pochi giorni prima di essere eletto mi sono seduto su una panchina di questa corte e ho sentito decenni e decenni di storia, di persone che hanno vissuto questo castello: una sensazione di enorme coinvolgimento – ha ricordato il Rettore Guido Saracco - E partendo da queste radici, ricordando che siamo nati prima dell’Unità d’Italia e non dimenticando quanto il nostro Ateneo ha dato per tutelare e salvare questo Paese che si può guardare al domani: siamo innanzitutto un Ateneo italiano, riconosciamo i valori di questo stato, valori che sono riconosciuti e declinati anche a livello europeo, cosa che ci rende Ateneo europeo”.
Un momento di riflessione che ha visto, oltre agli interventi di diversi studiosi ed esperti del periodo storico, la presentazione del numero monografico 10/2018 della rivista "Storia dell'Urbanistica" dal titolo "Gli spazi dei militari e l'urbanistica della città. L'Italia del Nord-Ovest (1815-1918)" a cura di Chiara Devoti del Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio. Una discussione che ha analizzato la struttura urbanistica della città, dagli anni della guerra ad oggi “Il Politecnico di Torino è un Ateneo più giovane rispetto ad altri italiani, ma tuttavia ha sempre partecipato, proprio per la sua doppia vocazione, ingegneria e architettura, alle trasformazioni della città, dello Stato e della Nazione italiana – ha commentato Sergio Pace, docente del Dipartimento di Architettura e Design e moderatore dell’evento - Una commemorazione come questa, che scava nel patrimonio storico archivistico e anche fisico del Politecnico nelle sue varie sedi, costituisce un’importante pietra miliare, un percorso che abbiamo fatto ma che abbiamo intenzione di fare con decisione ancora maggiore per il futuro”.
Nell’occasione, insieme a tutti gli studenti del Politecnico caduti nel conflitto, è stato ricordato Damiano Chiesa, con la deposizione di una corona d'alloro alla lapide restaurata e ricollocata. Studente dell’Ateneo, fu un irredentista di spicco durante il conflitto, una posizione che lo portò ad arruolarsi volontario contro l’Impero austro-ungarico: catturato a sud di Rovereto dove dirigeva il fuoco sulle linee nemiche, fu catturato e fucilato a Trento qualche giorno prima di compiere 22 anni.