Innovazione, sostenibilità e rete: sono le tre parole d’ordine dello scenario energetico dei prossimi anni.
Di questo, delle ricadute concrete e di come i vari livelli governativi, accademici e aziendali possono e devono attivarsi in tale direzione, si è discusso durante il workshop del 5 dicembre scorso presso l’Auditorium dell’Energy Center di Torino, nel quale sono stati presentati i dati del report “Energy Technology Perspectives 2016” elaborati dall’Agenzia internazionale per l’energia denominato “Towards Sustainable Urban Energy Systems”. Ospite della giornata Kamel Ben Naceur, Direttore per la sostenibilità e la tecnologia dell’International Energy Agency, che ha inquadrato il problema della sostenibilità delle città.
Se l’homo sapiens ha impiegato 150.000 anni per crescere in numero sulla Terra fino a raggiungere il miliardo di unità, ci sono voluti solo 200 anni per arrivare a sette miliardi di individui, i quali, si prospetta, vivranno sempre di più all’interno di aree urbane: nel 2050 più di due terzi della popolazione mondiale vivrà in città, con un espansione in particolare in Cina, India e Africa. Le città quindi, diventeranno il fulcro della società molto più di come lo sono adesso, motore di sviluppo su vari fronti ma anche primi soggetti nella richiesta di energia.
Già oggi in molte città, tra le più popolose come Delhi, Abu Dhabi, Città del Messico, Dakar, si eccede significativamente il livello di inquinamento suggerito dalla guida della World Health Organization. Nel 2013, le aree urbane hanno rappresentato la maggiore quota di utilizzo di energia primaria (64%) e di emissioni di CO2 legate all'energia (70%). Si cerca pertanto già da tempo una soluzione per ridurre le emissioni ma, al contempo, per fare fronte alla richiesta crescente di energia.
Kamel Ben Naceur ha presentato i dati del rapporto “Towards Sustainable Urban Energy Systems”, in cui si dimostrano sia l’aumento nell’utilizzo delle energie rinnovabili con il contestuale miglioramento dell’efficienza energetica - elemento che ha permesso per due anni consecutivi di lasciare invariato il livello delle emissioni di CO2 - sia l’importanza di investire in tecnologie che possano dare un apporto essenziale nello sviluppo verso un mondo sostenibile e ugualmente efficiente. Ben Naceur suddivide in tre gruppi le tecnologie utili al raggiungimento degli obiettivi: le tecnologie ICT, tramite le quali si può comunicare riducendo le esigenze di spostamento; le tecnologie che sviluppano e migliorano l’efficienza energetica dei veicoli; infine, le tecnologie volte alla riduzione delle emissioni di CO2 dei carburanti.
In conclusione, secondo l’International Energy Agency si dovrà puntare su veicoli elettrici e trasporto pubblico, così come sul miglioramento dell’efficienza degli impianti di riscaldamento e raffrescamento e sulle fonti rinnovabili, in un quadro complessivo di cooperazione internazionale.
In questo scenario, la COP21 (Conferenza sui cambiamenti climatici, 2015) di Parigi ha aperto una nuova fase di collaborazione sia a livello sovranazionale che nazionale e locale, riconoscendo allo sviluppo dell’innovazione e al trasferimento tecnologico un ruolo fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici prefissati.
A livello nazionale si presenta una situazione non ancora matura, con poca disponibilità di risorse, sia economiche che umane (i soggetti provengono quasi esclusivamente dal mondo accademico/scientifico), ma stiamo strategicamente ponendo le basi per un dialogo inter-nazionale, con l’ausilio di progetti europei come H2020, RDS, POR SF, come ha spiegato Ezilda Costanzo – ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), nel suo intervento “Italian involvement in IEA activities on Energy Efficiency Technologies”. Dati confermati anche dalla ricerca comparata sul caso Torino e Stoccolma,presentata da Stefano Corgnati del Politecnico, che ha ribadito la crescita esponenziale della popolazione urbana e l’importanza di un intervento a livello politico e governativo – importanza ancora non del tutto riconosciuta ma fondamentale per cogliere gli stimoli che provengono dal mondo della ricerca.
In questo scenario si inserisce l’opera dell’Energy Center di Torino, nato dalla comunione di intenti tra Politecnico, Città di Torino, Regione Piemonte e Compagnia di San Paolo e pensato come un luogo in cui convogliare competenze e innovazione per creare una community di soggetti provenienti sia dal pubblico, a vari livelli, che dal privato, tanto dal mondo tecnico quanto da quello sociale ed economico. Dalle parole del Rettore Marco Gilli: “Una rete che lavorerà in sinergia per portare il proprio contributo non solo a livello di ricerca nell’ambito accademico, ma anche a livello più ampio”.
Un’iniziativa, quella dell’Energy Center, che sta prendendo forma grazie proprio all’integrazione tra pubblico e privato: “Sono sette le aziende del settore energetico ammesse alla seconda fase di valutazione per l’insediamento nella struttura, fase nella quale verrà definito il loro piano di attività”, ha spiegato Romano Borchiellini, presidente dell’Advisory Board dell’Energy Center, che ha proseguito spiegando struttura e mission di questa iniziativa: “Ci sono numerose altre aziende, anche in settori differenti come l’automotive o la certificazione, interessate ad essere presenti nell’Energy Center, oltre ad organismi pubblici. Si creerà quindi una stretta collaborazione con tutto il sistema dell’energia, compresi soggetti che non saranno fisicamente presenti nell’edificio ma collaboreranno con noi a livello internazionale, grazie alla rete del Politecnico – che, ad esempio, è partner del Siebel Energy Institute - per definire e promuovere politiche energetiche innovative a tutti i livelli, dal locale al globale”.
Borchiellini ha infine evidenziato che l’Energy Center è parte di un’iniziativa più ampia del Politecnico sul tema energia, che include la realizzazione del Centro Interdipartimentale sull’Energia “Energy Center Lab”. Con questa azione, il Politecnico intende istituire un punto unico e multidisciplinare di contatto con il sistema delle imprese e degli enti locali che aumenti la visibilità delle ricerche dei Dipartimenti sul tema energia e al contempo promuova una collaborazione sinergica tra i ricercatori indispensabile per adempiere a pieno al ruolo di una research university, cioè creare cultura e fare innovazione attraverso la ricerca, e che nel caso specifico si declina nel generare visioni innovative, sostenibili e sicure di scenari energetici mondiali.